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DISSERTAZIONI DI DOTTORATO
2008-2009

VERSACI Cirino

Il delirio dell’onnipotenza. La critica al potere e alla sua storia in Is 14,4b-20.
Esegesi e intertestualità della pericope

Mod.: Prof. Horacio SIMIAN-YOFRE, S.J.

L’investigazione esegetica muove dalla percezione che Is 14,4b-20 costituisce la rappresentazione letteraria dell’animo umano, scosso dall’onnipotente agone fra il bene e il male. Is 14,4b-20 costituisce, però, un testo “sfortunato”, perché studiato seguendo un’ottica esterna al suo contenuto oppure privilegiando un elemento a scapito della totalità. La tesi ristabilisce il senso endogeno della pericope e ne mette in luce il rapporto con gli oracoli “sugli stranieri” di Is 13-23. Lo studio si concentra, anzitutto, sul piano organizzativo del testo, concepito come la descrizione di un percorso cosmico. Si studiano, poi, gli appellativi del protagonista anonimo: l’epifonema zr‘ mr‘ym (discendenza di malfattori) e i participi ngś (aguzzino) e ḥwlš (aggressore). La loro analisi suggerisce tre “chiavi ermeneutiche”, studiate tenendo conto dei contatti semantici che stabiliscono all’interno della pericope, con il libro isaiano e nel contesto dell’AT. Tale procedimento implica un tipo di lettura intertestuale che permette di sottolineare la libertà del compositore; egli fa uso di una vasta gamma di testi e narrazioni, cosicché la sua opera diventa catalizzatore di eventi e fisionomie storiche e/o letterarie. Il testo poggia, infatti, su un condiviso contesto letterario concernente l’esercizio del potere, ed apre il lettore ad un accostamento più approfondito e meno sbrigativo del suo patrimonio e delle sue radici. Il collegamento che il compositore di Is 14,4b-20 stabilisce con altri testi del libro isaiano, gli consente di perseguire un indirizzo ermeneutico tale da fornire una linea di lettura del libro, sintetizzabile nel tema del conflitto fra la signoria di Dio e le ambizioni dell’uomo. In questo modo, Is 14,4b-20 si stabilisce come l’alveo di confluenza delle tradizioni isaiane, legate alla dimensione della contesa, in cui è posta in gioco la sovranità di Dio e il rispetto della dignità dell’uomo. Più complesso appare lo spettro di richiami fra Is 14,4b-20 e l’universo veterotestamentario. Is 14,4b-20 usa termini attestati in altre pericopi, sollecitando il lettore a scoprire tra le righe, il riferimento a eventi, testi e idee che egli conosce. Questi è posto nelle condizioni di percepire che le asserzioni sul potere poggiano su dati storici documentabili e che la creazione letteraria, rivestita del sarcasmo, possiede un alto grado di credibilità. A questo contesto si ascrive l’uso dei lessemi aguzzino e aggressore; il ricorso a tali termini evidenzia che quando l’uomo coltiva l’ambizione di diventare divinità, il potere si trasforma in terrore. Il panico generato dal terrore, ha per fine la negazione della dignità del singolo. Dinanzi a tale sfida, il locutore non possiede altra arma che l’ironia mordace. Con essa si adopera per sgretolare l’ambizione del tiranno, recuperando quel margine di libertà, mediante la quale oppone alle azioni grottesche del più energico la sagacia del più arguto. Per tale ragione, Is 14,4b-20 può considerarsi il monumento all’intelligenza umana. La lettura della storia e la creazione di un carattere paradigmatico, manifestano l’intento didattico di Is 14,4b-20. L’orientamento del testo non mette in discussione l’istituzione monarchica né denunzia una classe politica, ma offre un’ermeneutica della storia che non sottovaluta gli effetti disastrosi provocati in ogni tempo dall’autorità ambiziosa; per questo, incoraggia una resistenza che può avvenire soltanto con la derisione del potere. Sotto questo profilo, l’interlocutore di Is 14,4b-20 è l’uomo di ogni tempo, la persona nella sua verità imperitura. Innervata da tale riflessione, anche la sezione di Is 13-23 assume dei tratti più moderati. Is 14,4b-20 produce le ragioni perché il nemico sia ricercato fra le viscere del popolo ed orienta la riflessione secondo cui la sovranità in Israele è soggetta al giudizio di Dio, al pari di quella delle nazioni. Israele non ha diritto ad un trattamento privilegiato da parte di Dio, perchè possiede più aggravanti.