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DISSERTAZIONI DI DOTTORATO
2009-2010

SCANDROGLIO Massimiliano

Gioele e Amos in dialogo. Inserzioni redazionali di collegamento e aperture interpretative

(Mod.: Prof. Pietro BOVATI)

    La ricerca esegetica recente sui Profeti Minori si è concentrata in modo particolare nello studio del loro processo compositivo e redazionale, rilevando come la tradizione li abbia configurati come “collezione” di opere distinte e fra loro interconnesse. In sintonia con questa prospettiva di lavoro la presente tesi si propone, individuando un preciso campo di indagine, di accostare le similitudini a livello linguistico, espressivo, strutturale e tematico fra i libri di Gioele e Amos, con particolare attenzione per le sezioni introduttorie e conclusive dei medesimi (Gl 4; Am 1-2; 9,11-15), per dimostrare come non siano frutto di casualità, ma di un’attività redazionale estesa, finalizzata alla connessione dei due scritti.
     Seguendo le attenzioni metodologiche tipiche della Redaktionskritik, la dissertazione in un primo momento studia le predette “somiglianze” nell’intento di comprovare la loro origine redazionale e di tracciare unquadro interpretativo adeguato per comprendere le motivazioni alla base della loro composizione e collocazione. La ricerca perviene a dimostrare l’esistenza di un’ampia e articolata opera di redazione, da collocarsi nei secc. VI-IV a.C., orientata alla connessione non di sezioni puntuali dei presenti scritti profetici, ma degli scritti in quanto tali, ponendo in relazione le rispettive predicazioni.
     In un secondo momento la tesi approccia i libri in prospettiva tematica, cercando di cogliere su quali fronti di contenuto si costruisca precisamente la sinergia fra gli stessi, costituita e sostenuta dalla redazione in precedenza identificata. Vengono ravvisate in particolare due tematiche, in relazione alle quali gli scritti mantengono prospettive di approccio distinte e fra loro complementari, e sulle quali precisamente entrano “in dialogo”: il Giorno di JHWH e il rapporto Israele-nazioni. L’analisi di alcune pericopi selezionate, atte a fornire una visione complessiva sulla predicazione in materia dei rispettivi autori, permette non solo di illustrare la predetta particolare modalità di accostamento, che ogni singolo componimento custodisce in relazione ai presenti soggetti, ma soprattutto di scoprire la ricchezza del “dialogo” teologico fra le due opere profetiche, che emerge dalla loro connessione redazionale. La complessità delle materie in questione, che intercettano snodi vitali della fede di Israele e della propria auto-comprensione, richiede un approccio “plurale” alle medesime, di cui la redazione dei libri di Gioele e Amos ha inteso farsi carico.
     Traendo spunto dagli esiti “redazionali” e “tematici” dello studio intrapreso, si avanzano in conclusione alcune considerazioni di carattere più speculativo: l’attenta valutazione delle recenti riflessioni sull’intrinseca dimensione “inter-testuale” dei testi scritti consente alla nostra indagine, da un lato, di comprendere meglio la fisionomia e la portata della connessione individuata; dall’altro, di riscoprire il carattere sostanzialmente “plurale” del testo biblico, che trova singolare esemplificazione nella relazione a diversi livelli fra i componimenti di Gioele e Amos, e la necessità di una presa di coscienza matura da parte dell’esegesi contemporanea di questa sua fondativa dimensione.
     L’accostamento dei due scritti e la loro redazionale connessione conducono all’“integrazione” delle rispettive teologie, che rappresenta il frutto interpretativo costitutivo di questa operazione “inter-testuale”. Il “dialogo” emergente consente, in ultima istanza, di mettere in luce in maniera singolare la radicale diversità di attitudine, che Israele manifesta in relazione alla predicazione di ciascun profeta: il distinto determinarsi della sua “libertà” porta al configurarsi di distinti esiti “storici”. La complementarietà delle prospettive correlate permette, così, di evidenziare il ruolo costitutivo, che la libertà di Israele (e dell’uomo) possiede nella determinazione del suo destino. Mostrando le modalità antitetiche, secondo cui la decisione umana può risolversi in relazione al progetto di Dio, la collezione in questa sua singolare sezione riesce a raffigurare in modo efficace le possibilità straordinarie e nel contempo terribili, insite nel libero disporsi dell’uomo.