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DISSERTAZIONI DI DOTTORATO
2022-2023

RUSSO Carmelo

Il levidismo. Protologia ed escatologia del clero israelitico

Mod.: Prof. R.D. Federico GIUNTOLI

     La dissertazione indaga la fondazione del clero israelitico nel deserto (Es 2,1; 4,14; 6; 28; 38,21; Nm 1–4. 16–18. 26) e la sua escatologizzazione nel nuovo tempio (Ez 44 *). Rispetto all’antico e noumenico fenomeno del “levitismo”, si introduce il termine “levidismo” per inquadrare meglio un fenomeno storico-letterario più recente, ampiamente post-esilico, in ragione del quale il clero israelita viene ricondotto alla comune origine del terzogenito di Giacobbe, Levi, eponimo della tribù clericale, la cui discendenza non partecipò alla lottizzazione della terra, perché sua eredità è YHWH (cf. Nm 18,20).
     Il metodo di lavoro intreccia la tradizionale critica testuale e letteraria con il concetto di “caratterizzazione”, usato in narratologia per designare il processo di costruzione di un personaggio. Sul presupposto di “diachronic semantic changes” del significante ebraico, si distingue il levita (identità socio-religiosa atavica o funzione latamente cultuale) dal lèvide (caratterizzazione genealogica riconducibile a Levi). L’affastellarsi di interventi letterari sul testo incide profondamente sulla decodificazione dei termini, alterandone il significato (cf. cc. 1–2).
     La tesi sposta in avanti la formazione del clero levidico e la sua articolazione interna: è, appunto, nel revival di epoca ellenistica che un redattore ha costruito le “cattedrali” genealogiche, comprese le gerarchie clericali del libro dei Numeri. In particolare, tale possibilità si dà solo nel frangente storico della seconda metà del III sec. a.C. — vero Achsenzeit della codificazione delle tradizioni pentateucali, delle operazioni editoriali e dei primi conati di “cristallizzazione” del testo — al tempo in cui la “curia” gerosolimitana, con a capo gli onìadi, trova margini per evolversi e istituzionalizzarsi, comunque prima che il giudaismo si parcellizzasse nelle esperienze settarie più tardive (cf. cc. 3–5).
     Dopo una valutazione degli esiti biblici ed extrabiblici del concetto di levidismo, nel contesto ellenistico e asmonaico (cf. c. 6), la tesi intercetta un’ulteriore progressione a seguito dello scontro con la dinastia seleucide (prima metà del II sec. a.C.): un redattore filo-maccabaico recupera le tematiche escatologiche, tipiche dell’ecclesiologia qumranica, e le applica alla parte “sana” del clero levidico del tempio ri-dedicato. Appunto, l’esito del levidismo post-Ḥănukkāh sarà la sua contestazione in Ez 44 e il conferimento della mediazione sacerdotale solo alla sua componente sadoqidica: caratterizzazione che rimanda, ormai, più ad una qualità etico-escatologica che a un pedigree genealogico (cf. c. 7).
     In conclusione, dopo un breve cenno ai modelli di formazione del Pentateuco, si propone una sintesi dei processi,letterari e storici, che hanno disegnato identità e compiti del clero israelitico, individuando almeno cinque programmi di sviluppo delle sue caratterizzazioni (cf. c. 8).

     Delle quattro appendici allegate alla dissertazione, le prime due meritano di essere menzionate. L’app. 1 ricostruisce brevemente il concetto di Levitisierung, dalla sua apparizione (A. Gunneweg, negli anni ’60 del XX sec.) fino ai giorni nostri. L’app. 2 è uno studio testuale e redazionale di Es 38,21 TM (dopo Es 6,25, seconda e più interessante ricorrenza di הַלְוִיִּם nella BH) a partire dalla Vetus Latina del Codex Monacensis.