logo e scritta

DISSERTAZIONI DI DOTTORATO
2012-2013

ROSSI Lorenzo

Pietro e Paolo testimoni del Crocifisso-Risorto.
La «synkrisis» in At 12,1-24 e 27,1-28,16: continuità e discontinuità di un parallelismo

Mod.: R.P. Jean-Noël Aletti, S.J.

Già alcuni studi hanno evidenziato i parallelismi narrativi che caratterizzano gli itinerari descritti per i personaggi principali dell’opera lucana, offrendo una parziale formalizzazione del tema: in vari punti dell’opera l’autore predispone accoppiamenti e riprese a distanza, riproponendo temi, scenari, attori, generi letterari, parole e sintagmi. Il presente lavoro accosta il fenomeno del parallelismo in Luca-Atti da un punto di vista non solo sintattico-lessicale ma anche attoriale, considerando in che misura Luca promuova un confronto tra i personaggi del dramma. La ricerca prende in considerazione quel vasto fenomeno di modellizzazione in base al quale ampi stralci di narrazione, riguardanti alcuni degli attori principali – in modo particolare Gesù, Pietro e Paolo – sono tra loro confrontabili, perché presentano evidenti somiglianze formali e contenutistiche: l’itinerario di Pietro e di Paolo, soprattutto in alcune sezioni dell’opera, sono visibilmente modellati su quello di Gesù.

Tale fenomeno attesta la familiarità di Luca con la synkrisis, modello di scrittura nato nell’ambito dell’arte oratoria come confronto tra due termini di paragone e divenuto, presso gli scrittori ellenistici – in modo particolare Plutarco – sofisticata tecnica per stabilire parallelismi di varia natura. Anche in Luca la synkrisis travalica per eleganza e sottigliezza i confini angusti del semplice paragone, espresso attraverso la comparazione simultanea di due termini di confronto, divenendo vera e propria tecnica di modellizzazione nella caratterizzazione dei personaggi.

L’indagine prende in considerazione le sezioni terminali delle narrazioni dedicate ai due maggiori personaggi del libro di Atti – ovvero il racconto della miracolosa liberazione di Pietro dal carcere (12,1-23) e la narrazione dell’avventuroso viaggio di Paolo prigioniero verso Roma (27,1-28,16) – per evidenziare le reciproche corrispondenze e le somiglianze con l’epilogo delle vicende cristologiche narrate nel terzo vangelo (Lc 22-24). Nello studio dei suddetti parallelismi, la comparazione di queste unità narrative è stata sostanzialmente trascurata. In modo particolare è mancato uno studio sistematico e approfondito di tali testi sotto il profilo narrativo, nella consapevolezza che la posizione di questi brani, alla fine dei rispettivi cicli narrativi, è decisiva per comprendere l’esatta funzione del processo di modellizzazione approntato dall’autore. Se questi testi, in ragione della propria collocazione, costituiscono il vertice del parallelismo sotteso all’opera, si può capire perché il loro studio chiarisca in modo determinante l’estensione e il funzionamento della synkrisis lucana.

Evidenziando la connessione e la continuità tra gli eventi e i personaggi della storia della salvezza, Luca si serve della synkrisis come espediente apologetico per l’autenticazione dei personaggi e degli eventi narrati, al fine di mostrare la coerenza della storia della salvezza e la conformità dei discepoli al loro Maestro. In tal modo essi vengono accreditati come testimoni autorevoli. Luca trasforma un mezzo retorico, desunto dall’ambiente culturale, in categoria teologica per l’interpre­tazione della storia e l’autenticazione dei fatti. É quanto l’autore si prefigge sin dal prologo: la sua costante preoccupazione è di smarcare il cristianesimo da ogni sospetto d’infondatezza, fornendo una ricostruzione storica dell’evento fondatore e dei suoi primi testimoni, tale da poterli autenticare, dimostrando la solidità / asfaleia del Vangelo (Lc 1,4).

Tale operazione apologetica non sarebbe di natura politica, né una difesa di Paolo da presunte accuse provenienti dalla compagine giudeo-cristiana della chiesa antica, come suggeriscono alcuni esponenti della Scuola di Tubinga; il proposito di Luca coinciderebbe piuttosto con la promozione della fede e dell’annuncio cristiano in termini di testimonianza. Questa è la vera “posta in gioco” nell’opera di Luca! La presente ricerca scorge nel dittico lucano – e nei due testi presi in esame – il tentativo di definire l’identità del cristianesimo in coincidenza con la scomparsa dei testimoni oculari dell’evento fondatore; l’opera a Teofilo si occupa dunque di stabilire l’affidabilità della traditio apostolica, anche in rapporto alle sue origini giudaiche, per fondare e legittimare nella persona di Paolo la testimonianza delle generazioni post-apostoliche, compresa quella del lettore: sul fondamento della testimonianza apostolica è possibile per ciascuno una modalità di annuncio analoga a quella di Paolo per mezzo della conformazione del testimone al Testimoniato.