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DISSERTAZIONI DI DOTTORATO
2012-2013

ROSSI Benedetta

L’intercessione nel tempo della fine. Studio dell’intercessione profetica nel libro di Geremia con particolare attenzione a 14,1-15,9

Mod.: R.P. Pietro Bovati, S.J.

Lo studio intende approfondire il tema dell’intercessione profetica per la comunità colpevole all’interno del libro di Geremia. Nel tempo della fine, in cui si consumano tragicamente gli ultimi anni di Giuda e Gerusalemme che, pur minacciate dalla collera divina, persistono nella loro trasgressione, appare più urgente che mai il ricorso a ogni possibile mediazione di riconciliazione; tra le varie strade percorribili in questa direzione, occupa un posto eminente l’intercessione profetica. È in questo contesto che si alternano i ripetuti tentativi di mediazione di Geremia (4,10; 5,3-6; 14,13) alla ricorrente proibizione da parte da Dio di intervenire in qualità di intercessore (7,16; 11,14; 14,11 e 15,1). La dissertazione è dedicata all’approfondimento di questo paradossale e drammatico intreccio. La ricerca è stata scandita da tre passi: a) descrizione fenomenologica del tema oggetto di analisi; b) illustrazione della rilevanza del tema all’interno del corpus testuale di riferimento (Ger) e reperimento dei passi pertinenti; c) analisi esegetica dei testi.

Il lavoro – strutturato in due parti – si struttura in cinque capitoli. Il capitolo I, dedicato ad una descrizione del fenomeno intercessorio mediante gli strumenti dell’analisi lessicografica e narrativa, ha condotto ad una adeguata comprensione dell’intercessione profetica: essa apre una finestra sull’intimità di Dio, rivelando il suo desiderio di perdonare. Il mediatore orante è reso partecipe di questo stesso anelito, affinché Dio e l’uomo insieme possano imprimere un efficace cambiamento alla storia in atto. Con il capitolo II è stata precisata la rilevanza del tema in Ger, evidenziando i passi riferibili all’intercessione profetica e offrendo una panoramica della loro collocazione all’interno del libro. Questi due capitoli costituiscono la prima parte della dissertazione.

La seconda parte (capitoli III, IV e V) è dedicata interamente all’analisi esegetica dei testi: 4,10; 5,3-6; 7,16; 11,14, nel capitolo III. Il capitolo IV (diviso in due sezioni) si concentra sullo studio di 14,1-15,9, identificato come un luogo strategico per l’approfondimento del tema. Nel capitolo V sono stati studiati i successivi riferimenti all’intercessione profetica, nell’ordine: 18,20; 21,2; 32,16-25; 33,3; 37,3.7; 42,2.4.20.

Riassumiamo alcune delle conclusioni dell’indagine svolta: a) nell’imminenza della fine di Gerusalemme, il divieto dell’intercessione si configura come una parola che svela la menzogna del popolo inerente alla sua prassi cultuale, un’ipocrisia che si manifesta nell’abuso generalizzato delle mediazioni di riconciliazione, tra cui quella della preghiera intercessoria. Questa sarebbe, a nostro avviso, l’ermeneutica più adeguata della proibizione. b) La fine decretata di un’intercessione, che cercava la salvezza come alternativa alla sventura incombente, tentando di procrastinare invano il castigo di una comunità preda della menzogna, marca un punto di svolta e conduce ad una inusitata novità che si sviluppa secondo una duplice linea. Innanzi tutto, il profeta assume nella sua stessa persona l’esperienza della comunità, vivendone fino in fondo la rovina (cf. 15,10-21; 32,1-3.24-25) e facendosi carico di quest’ultima nella supplica rivolta al Signore. In questo modo egli non cerca più di evitare la sventura del popolo, pregando per l’allontanamento di un epilogo ormai improrogabile, ma si fa tramite al suo interno della possibilità di una vita nuova, impensata e impensabile, nella comunione con Dio (32,16-25). La mediazione profetica, con la sua valenza intercessoria, diventa tramite affinché la fine possa rivelarsi foriera di un nuovo inizio. c) Il passo decisivo nella riconfigurazione del senso dell’intercessione profetica non è tanto da identificare con la fine di Gerusalemme, quanto piuttosto con l’accoglienza della stessa.