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DISSERTAZIONI DI DOTTORATO
2013-2014

PELLEGRINO Carmelo

Maria di Nazareth, profezia vivente del regno.
Un approccio narrativo a Lc 1,34

 
Mod.: R.P. Dean Béchard, S.J. 
    Perché Maria, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, all’angelo che le annuncia il concepimento di un grande re davidico, obietta: “Come sarà questo, poiché uomo non conosco?” (Lc 1,34). E come mai il messaggero divino replica a tono, quasi si trattasse di un’obiezione congruente? I personaggi del racconto si intendono perfettamente, mentre il lettore resta spiazzato. Benché il brano dell’Annunciazione (Lc 1,26-38) mostri aderenze ai generi letterari dell’“annuncio di nascita” o della “vocazione” (inclusivi di un’obiezione del destinatario), presenta elementi originali attinenti Maria che tradiscono una peculiare intenzione dell’autore. L’approccio narrativo legge l’Annunciazione nella sequenza programmatica Lc 1–2 in cui l’autore, tramite il confronto tra il profeta Giovanni e il Cristo Gesù, introduce la subordinazione della Legge-Profeti rispetto al Regno di Dio (Lc 16,16). L’obiezione di Lc 1,34, esordio eloquente di Maria, costituisce il turning point anche rispetto al piano divino dell’AT di cui Lc-At narra il compimento. Infatti, le prime locuzioni di personaggi non angelici di Lc-At contengono analessi implicite alla sterilità feconda delle grandi donne d’Israele. Rispetto ad esse e a Elisabetta, Maria è tratteggiata da novità, tra cui la motivazione verginale. La sensibilità di Luca per l’implicito attira l’attenzione sulle sue reticenze e metalessi, in vista dell’ermeneutica di Lc 1,34. Quando un narratore rimane reticente prepara un elemento del racconto chiamando il lettore ad una cooperazione ermeneutica. Se la prospettiva di verginità non viene spiegata da Luca, l’informazione omessa dovrà essere recuperata nel prosieguo. Il lettore scoprirà così che l’obiezione mariana introduce le esigenze propriamente lucane del Regno di Dio in ordine alla sequela (Lc 9,57-62; 14,25-27; 18,29-30; At 24,24-27), al carattere ecclesiale (confronto tra Lc 1,26-38 e At 1,3-11) e al compimento escatologico (Lc 20,34-36; cfr. Lc 14,20). Il tratto mariano di profezia del Regno sarà poi verbalizzato diffusamente nel Magnificat. A livello dei personaggi, invece, l’obiezione di Lc 1,34 è metalettica. Nel NT, solo in Lc-At compaiono obiezioni ad un messaggero divino miranti a questionare il coinvolgimento del destinatario (oltre Lc 1,34, anche Lc 1,18; At 1,6; 9,13-14; 10,14; 11,8; 22,19-20). Nelle rispettive pericopi – tutte esclusivamente lucane – ricorre la sequenza annuncio-obiezione-replica in contesto teofanico: si determina così una “scena tipica” di Luca. Gli altri obiettori (Zaccaria, gli Apostoli, Anania, Pietro, Paolo) si esprimono per metalessi, limitandosi a notificare la situazione oggettiva e lasciando intendere un’implicita richiesta per modificare il proprio coinvolgimento. Ogni volta, però, l’obiezione metalettica viene immediatamente compresa dal messaggero che risponde a tono. L’unica obiezione esplicita (quella di Pietro) smentisce l’ipotesi che Luca ripeta pedissequamente un cliché personale. Tra prospettiva verginale mariana e piano divino esiste però una sintonia singolare, segnalata dal gioioso assenso finale della destinataria (Lc 1,38) – unico nella Bibbia – e dalla peculiare interiorità del personaggio mariano. L’obiezione di Lc 1,34 è uno degli aspetti della relazione tra Maria e Dio che l’autore protegge dietro un velo, decidendo di rimanere fuori insieme al lettore. Con la continuazione del racconto, Luca rimuoverà progressivamente il velo, lasciando intravvedere che nel mistero di questa relazione, affiorato in Lc 1,34, trova spazio la novità del Regno di Dio.